La lezione di Giotto fece sbocciare l’arte di diversi artisti che iniziano ad interessarsi dell’umanità dei soggetti. Alcuni, come Simone Martini, riuscirono a intrecciare il nuovo con l’antico, con un fare elegante e prezioso.
Simone Martini nasce nel 1284. Si forma nella bottega di Duccio di Buoninsegna e di Memmo di Filippuccio con il quale dipinge la cappella di San Martino della Basilica inferiore di Assisi. Nella città di san Francesco Simone raccoglie il testimone della lezione di Cimabue e di Giotto.
Il suo stile ha ancora dei passaggi di pittura gotica ma mette in opera scelte che hanno un sapore tutto nuovo come nell’affresco della Madonna in Maestà per il Palazzo Pubblico di Siena.
Il dipinto è stato realizzato in più fasi. Simone inizia a dipingerlo nel 1312 ma interrompe i lavori spesso per spostarsi su altre committenze tra Assisi e Siena. Conclude l’opera nel giugno del 1315 anche se nel 1321 deve tornare per restaurare l’opera danneggiata da infiltrazioni nel muro.
La Maestà ha una particolarità, è un dipinto laico in un palazzo pubblico, quindi anche se ha un tema sacro e le figure sono di carattere religioso, di conseguenza il pittore è meno legato alle regole che si erano formulate fino a quel momento.
Gli artisti del Medioevo avevano la consuetudine di rappresentare i personaggi più importanti anche a livello dimensionale, più grandi rispetto agli altri. Simone Martini dipinge Maria e Gesù con le stesse proporzioni degli altri personaggi che le stanno intorno.
L’opera gotica era arricchita di un prezioso sfondo dorato, simbolico, che annullava qualsiasi riferimento all’ambiente. Nella Maestà lo sfondo è blu, colore del cielo e la scena è ambientata sotto un baldacchino in prospettiva che “misura” lo spazio sotto il quale avviene l’adorazione.
Questa spinta al naturalismo si estende anche alla rappresentazione dei personaggi. Nella visione generale il gruppo degli angeli e dei santi tradisce la sensazione di Horror Vacui, ovvero di quella consuetudine medievale di riempire ogni spazio vuoto; inoltre la ridondanza di tutti i personaggi, ma soprattutto delle loro aureole dorate, ricordano le file dei santi dell’arte bizantina. Al contrario di tutto martini riprende la lezione di Giotto e tutti i personaggi sono descritti ognuno con le proprie caratteristiche e con le proprie emozioni davanti alla scena che stanno assistendo.
Non ultima per importanza la cornice è una importante citazione dell’antico, come nell’arte romana, i santi e martiri sono rappresentati in un medagliere decorato da grottesche come se fossero veri e propri senatori romani.
Proporzioni, prospettiva, naturalismo, citazione dell’antico sono tutte caratteristiche di una pittura che sarà rinascimentale. La Maestà di Siena le racchiude tutte.
Un po’ meno “moderna” è l’Annunciazione con i santi protettori di Siena Ansano e Margherita posti lateralmente. La pala è stata ricomposta nell’ottocento in una cornice inventata ispirata allo stile gotico. Particolare non trascurabile è che il pannello centrale è una scena unitaria non divisa dal politico, nella quale Gabriele sta annunciando a Maria il concepimento di Gesù per mezzo dello Spirito Santo.

La ricchezza dei dettagli per Simone Martini è un ritorno al gotico dei manoscritti miniati che si trovavano nelle corti francesi o nelle pitture più tedesche o inglesi: le ali dell’arcangelo sono descritte nel minimo dettaglio; particolari minimi come lo stelo “spinoso” dei gigli al centro della scena ribadisce l’Horror Vacui; le aureole dei due personaggi, il damasco delle vesti, sono cesellati a rilievo su un fondo di oro zecchino, medievali come il senso di tutta l’opera che è ancora legata a quel mondo gotico che però sta cedendo il passo.
Il nuovo arriva nel dialogo tra l’angelo e la Vergine. Gabriele, appare e annuncia a Maria che sarà la madre di Gesù. Questa è tra le prime rappresentazioni dell’annunciazione nella quale Maria tiene in mano un libro con le sacre scritture che in quel momento, grazie a lei si stanno avverando. Allora Simone Martini immagina l’umanità della donna nel suo atteggiamento immediato che non è di accettazione, anzi, si tira indietro, si copre il fianco alle parole dell’angelo che, scritte a rilievo sulla pala, hanno il peso del loro significato.
Il timore di Maria è un inedito atteggiamento che nessuno si aspetta ma che esprime la sorpresa nello scoprire il suo ruolo ha nella storia sacra. Maria – sacre scritture alla mano – sapeva che il bambino nato da lei sarebbe diventato il Salvatore degli uomini dal peccato, a costo della vita, e questo un genitore ha difficoltà ad accettarlo. Maria però accetta il sacrificio perché ha fiducia in Dio e a lui si affida completamente.
Come fu per Abramo che ha avuto fede in Dio nel momento del sacrificio di Isacco; allo stesso modo Maria accetta il compito dell’annunciazione pur sapendo che il figlio morirà sulla croce.
Simone Martini descrive un momento incredibilmente umano. Maria, ritraendosi e guardando con diffidenza all’angelo, sembra quasi dire ”io ho paura”. Così nell’Annunciazione di Siena sparisce l’atteggiamento solenne e distaccato dei santi nelle opere medievali. Maria diventa la portatrice di una emozione radicata nell’essere umano che riguarda tutti grazie alla cura di Simone Martini che ha avuto la capacità di tirare fuori dal tema sacro la grande umanità del divino.
Articolo e Podcast di Michelangelo Mammoliti
Immagini


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