Altare di Zeus Sother e Athena Nikephoros a Pergamo, 166-156 a.C.

L’altare di Pergamo

L’alare di Pergamo è il monumento che celebra la vittoria dei Greci contro i Galati. Un tempio ellenistico dedicato non solo agli dei Zeus e Athena, non solo ad Attalo I e ai vincitori, ma anche agli sconfitti e alle loro virtù.

Questa Puntata di Mono, le mongrafie di Quello di Arte è stata relizzata su richiesta di Elettra Zanardi, che ringrazio.

Se volete richiedere una puntata di mono potete farlo cliccando il seguente link https://quellodiarte.com/2021/01/11/arte-monografie-on-demand/

Un ringraziamento particolare va anche a Marco Chiusolo che mi ha concesso l’uso dei suoi brani musicali, “Dies Irae” e “Orizzonte” che aprono e chiudono il podcast. Potete ascoltare altri suoi brani cliccando sul seguente link https://www.youtube.com/@marcochiusolo9814

L’altare di Pergamo

L’Altare di Pergamo è un tempio ellenistico. Se volete lo potete ammirare al Pergamon Museum di Berlino. L’altare è stato eretto nella città di Pergamo, in Asia Minore, nell’attuale Turchia, intorno al 180-160 a.C., e fu scoperto dagli archeologi tedeschi Carl Humann e Alexander Conze, in una successione di campagne di scavo a partire dal 1878. Humann era un architetto e archeologo, mentre Conze era archeologo, storico dell’arte e direttore dei musei reali di Berlino. 

L’altare è stato dedicato a Zeus Soter e Athena Nikephoros, Zeus salvatore e Athena portatrice di vittoria, proprio perché  si voleva celebrare la fine della guerra e la vittoria contro i Galati, una tribù  di origine celtica che si era stanziata in Asia Minore, l’attuale Turchia. Il regno di Pergamo, situato nella parte occidentale della penisola anatolica , fu fondato nel III secolo a.C. da Lisimaco un generale di Alessandro Magno. Il regno divenne rapidamente un importante centro culturale e politico, e fu in grado di sconfiggere numerose tribù e regni vicini, acquisendo sempre maggiore potere.

Nel 230 a.C., i Galati, mossi dall’idea della conquista di quelle prosperose terre invasero la regione e il re di Pergamo, Attalo I, decise di opporsi all’aggressione guidando personalmente il suo esercito.

La guerra durò diversi anni e fu caratterizzata da una serie di scontri violenti e di grande intensità. I Galati, pur essendo una tribù temuta e rispettata per la loro ferocia in battaglia, furono infine sconfitti grazie alle strategie militari innovative di Attalo I che ha saputo utilizzare al meglio le caratteristiche del terreno e il potenziale delle truppe a sua disposizione.

La vittoria sui Galati ha rappresentato un importante successo per il regno, che consolidò così il suo potere e la sua posizione politica nella regione. Per celebrare celebrare l’evento, dicevamo, fu costruito l’altare dedicato a Zeus Soter e ad Attalo I

Alto 25 metri, 35 metri di lunghezza per 33 metri di larghezza; decorato con 118 colonne. La struttura dell’altare è caratterizzata da una scalinata centrale incastrata tra due ali simmetriche. La base è istoriata con una lunga sequenza di raffigurazioni scultoree che hanno un forte impatto visivo verso chi guarda. La suggestione è data dal  fatto che l’altare di pergamo è un tempio al contrario, le colonne sono in alto e il fregio è posto alla base; un fregio molto più alto del tempio greco classico, posto davanti agli occhi di chi guarda e che invade il campo visivo con le figure giganti rappresentate.

I rilievi dell’altare sono dotati di figure eseguite con un grande realismo e una forte espressività, con pose drammatiche e intense tensioni emotive. Un Laocoonte moltiplicato più e più volte. 

La maggior parte delle sculture rappresenta episodi mitologici legati alla figura di Zeus e di Athena.  La sequenza più importante del fregio racconta della Titanomachia, rappresenta la lotta degli dei olimpici contro i titani, i dodici figli di Urano e Gea sconfitti dagli dei dell’Olimpo guidati da Zeus. La scelta della Titanomachia sembra che fosse stata guidata anche dal fatto che i galati in combattimento usavano mettersi in testa un miscuglio di gesso e grasso chiamato – guarda il caso – Titanòs. 

Oltre ai Titani il fregio continua col sacrificio di Telefo, il sacrificio di un re nemico in onore di Zeus come segno di sottomissione. Inoltre sotto le colonne dell’altare erano collocate anche una serie di statue di divinità, tra cui quella di Zeus seduto su un trono, una figura di Atena e quella di Nike (la dea della vittoria). Tra le tante, eseguite in bronzo, restano due copie in marmo di eccezionale bellezza che rappresentano la celebrazione del nemico sconfitto ma virtuoso: le statue del Galata morente e del Galata Suicida.

Il Galata morente, esposto ai Musei Capitolini a Roma, rappresenta un guerriero a terra, gravemente ferito e in attesa della morte imminente. La sua espressione è drammatica, con la testa china e il volto contratto dal dolore. 

Il Galata suicida che si trova a Palazzo Altemps è un gruppo scultoreo che rappresenta un guerriero celtico intento a togliersi la vita. È una scena carica di pathos e di dramma, il guerriero si trafigge con la spada il costato e intanto sostiene il corpo della moglie che ha appena ucciso.

Sono queste opere che a modo loro rappresentano la vulnerabilità e la fragilità della vita umana, anche in un contesto di guerra e violenza. Chissà come doveva apparire L’altare di pergamo con le sue statue, con i suoi colori, agli occhi di chi poteva vederlo. Forse avremmo avuto la stessa emozione che ci scatena un’opera Barocca perché come il Barocco lo stile ellenistico fugge dagli equilibri del classico per costituire un linguaggio di effetti speciali che vanno oltre l’umana percezione.Queste opere, a modo loro rappresentano la vulnerabilità e la fragilità della vita umana, anche in un contesto di guerra e violenza.

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