Antonio Canova

(Possagno, 1º novembre 1757 – Venezia, 13 ottobre 1822)
Scultore, pittore.

“Portare l’antico in sangue”. L’atteggiamento di non copiare ma imitare l’esempio degli artisti del passato ha portato Antonio Canova a essere per la sua epoca il nuovo Fidia. Un artista perfetto per l’interpretazione del neoclassico in opere che fanno trasparire, come nelle statue antiche, valori di “nobile semplicità e quieta grandezza” (Winckelmann).
Un artista razionale, sia nel metodo di lavoro che nelle emozioni raccontate in un momento storico dove il positivismo era la strada maestra.
Abbiamo qui non solo uno scultore veneto, ma un vero politico che ha saputo dialogare e pretendere anche dai grandi del suo tempo.

Maestri: Giuseppe Bernardi detto il Torretti.

Collaboratori: Gianantonio Selva, Gavin Hamilton.

Allievi: Francesco Hayez, Adamo Tadolini.

Cronologia Minima:

  • 1757, 1 novembre – Canova nasce a Possagno figlio di Pietro Canova, scultore e architetto e di Angela Zardo “Fantolin”. La famiglia era benestante e proprietaria di alcune cave di marmo.
  • 1761 – Muore il padre e il piccolo Antonio viene affidato alle severe attenzioni del nonno Pasino che ne cura la formazione come scalpellino.
  • 1768 – Ancora giovane scolpì per una festa di nobili veneziani, un leone in burro che gli garantì l’ammirazione di Giovanni Falier, il quale lo introdusse nella bottega di Giuseppe Bernardi detto il Torretti.
  • 1779-1780 – Primo soggiorno romano. Grazie ai 100 zecchini guadagnati con la commissione del Dedalo e Icaro, Canova può permettersi il soggiorno romano e formalizzare il suo studio dei classici. Grazie al Falier, trova accoglienza da parte di Gerolamo Zulian, ambasciatore veneto presso la Santa Sede e alloggerà in una stanza di Palazzo Venezia.
  • 1780 – I primi mesi del 1780 è a Napoli dove visita le collezioni Farnese nella reggia di Capodimonte e alla Cappella Sansevero dove rimane affascinato dalle “velate” del conterraneo Antonio Corradini.
  • 1780, giugno – Torna a Roma ma non viene accolto bene dagli accademici romani. Inizia però una stretta amicizia con il pittore antiquario scozzese Gavin Hamilton che lo consiglierà nell’esecuzione del Teseo e il minotauro. Negli stessi anni inizia il sodalizio con l’intellettuale francese Quatremère de Quincy.
  • 1783 – La prima committenza papalina arriva per il monumento funebre a Clemente XIV per la chiesa dei Santi Apostoli.
  • 1792 – L’attività frenetica della sua bottega aveva portato Canova a soffrire di forti dolori addominali. Così decise di tornare a Possagno e iniziò un periodo di committenze venete.
  • 1797 – A seguito del trattato di Tolentino, in cui Napoleone sottraeva tante opere d’arte italiane. Canova con Quatremère de Quincy negli anni successivi contratteranno il ritorno maltolto nelle terre d’origine.
  • 1801 – Dopo aver girato per importanti corti europee, inizia il suo breve soggiorno parigino.
  • 1802 – Canova torna a Roma, inizia un periodo di grandi onorificenze.
  • 1810 – Ottiene la nomina di presidente dell’Accademia di San Luca e dal 1814 diventerà presidente perpetuo.
  • 1814, novembre – Canova si reca a Londra proprio mentre Thomas Bruce conte di Elgin stava allestendo i marmi del Partenone.
  • 1816 – Fa ritorno a Roma dove ottiene da Papa Pio VII il titolodi Marchese d’Ischia come ringraziamento per aver recuperato le opere d’arte sottratte da Napoleone.
  • 1822 – Canova muore nella casa dell’amico Antonio Francesconi detto Florian.

Caratteristiche dello stile:

  • In prima istanza risulta freddo e austero nella finitura delle statue proprio per il metodo di realizzazione delle sculture. (Vedi il metodo canoviano)
  • Per il suo modo di “portare l’antico in sangue” le espressioni dei suoi personaggi sembrano trasmettere un senso di calma, ma è solo apparente.
  • Le sculture sono realizzate per essere percepite a 360°.
  • Per un errore comune di interpretazione dell’antico, Canova, come molti scultori neoclassici suoi contemporanei, utilizza solo marmo bianco.

Opere di riferimento:

Bibliografia:

  • Antonio Pinelli, Nel segno di Giano, Carocci, 2000
  • Mario Praz, Gusto neoclassico, Rizzoli, 1990

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