Michelangelo, Pietà Vaticana, 1497-1499

Introduzione alla vita di Michelangelo

Questa è l’introduzione alla vita di Michelangelo scritta da Giorgio Vasari nell’edizione delle Vite del 1550. È una biografia molto personale che si esplicita in una tutt’altro che velata celebrazione dello scultore fiorentino. A parte il taglio molt personale dell’autore, si possono leggere in questo testo tante informazioni utili per comprendere sia lo stile di Michelangelo che il suo tempo.

Mentre gli industriosi et egregii spiriti col lume del famosissimo Giotto e de gli altri seguaci suoi si sforzavano dar saggio al mondo de ‘l valore che la benignità delle stelle e la proporzionata mistione degli umori aveva dato a gli ingegni loro e, desiderosi di imitare con la eccellenzia della arte la grandezza della natura, per venire il piú che e’ potevano a quella somma cognizione che molti chiamano intelligenzia, universalmente, ancora che indarno si affaticavano, il benignissimo Rettor del Cielo volse clemente gli occhi a la terra e, veduta la vana infinità di tante fatiche, gli ardentissimi studii senza alcun frutto e la opinione prosuntuosa degli uomini, assai piú lontana da ‘l vero che le tenebre da la luce, per cavarci di tanti errori si dispose mandare in terra uno spirito, che universalmente in ciascheduna arte et in ogni professione fusse abile, operando per sé solo a mostrare che cosa siano le difficultà nella scienza delle linee, nella pittura, nel giudizio della scultura e nella invenzione della veramente garbata architettura.

E volse oltra ciò accompagnarlo de la vera filosofia morale, con l’ornamento della dolce poesia, acciò che il mondo lo eleggesse et ammirasse per suo singularissimo specchio nella vita, nell’opere, nella santità de i costumi et in tutte l’azzioni umane, e che da noi piú tosto celeste che terrena cosa si nominasse.

E perché vide che nelle azzioni di tali esercizii et in queste arti singularissime, ciò è nella pittura, nella scultura e nell’architettura, gli ingegni toscani sempre sono stati fra gli altri sommamente elevati e
grandi, per essere eglino molto osservanti alle fatiche et agli studii di tutte le facultà, sopraqual si voglia gente di Italia, volse dargli Fiorenza, dignissima fra l’altre città, per patria, per colmare alfine la perfezzione in lei meritamente di tutte le virtú, per mezzo d’un suo cittadino, avendo già mostrato un principio grandissimo e maraviglioso in Cimabue, in Giotto, in Donato, in Filippo Brunelleschi et in Lionardo da Vinci, per mezzo del quale non si poteva se non credere che col tempo si dovessi scoprire un ingegno che ci mostrasse perfettissimamente (mercé della sua bontà) l’infinito del fine.


Giorgio Vasari, Le vite de’ più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri, Edizione del 1550 per i tipi di Lorenzo Torrentino – Firenze.

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