Frida Kahlo, Le due Frida, 1939 Olio su tela, (part.)

Le due Frida

Un quadro che racchiude una vita. Un’ntera sofferenzza. Quello che si è stato e quello che si sarà. Le due Frida racchide in se tutta Frida Kahlo e ne parliamo a Mono, le monografie di Quello di Arte.

Frida Kahlo, Le due Frida, 1939
Frida Kahlo, Le due Frida, 1939 Olio su tela, 174×173 cm Museo de Arte Moderno, Città del Messico

Questa Puntata di Mono, le mongrafie di Quello di Arte è stata relizzata su richiesta di Gaia Pandolfi, che ringrazio.

Se volete richiedere una puntata di mono potete farlo cliccando il seguente link https://quellodiarte.com/2021/01/11/arte-monografie-on-demand/

Un ringraziamento particolare va anche a Marco Chiusolo che mi ha concesso l’uso del suo brano musicale “Orizzonte” in chiusura del podcast. Potete ascoltare altri suoi brani cliccando sul seguente link https://www.youtube.com/@marcochiusolo9814

Quando Frida ha realizzato il dipinto delle Due Frida, Las dos Fridas, era il 1939, Annus Horribilis: l’anno in cui tornava dall’Europa dopo un inconcludente incontro con i surrealisti e, peggio ancora, il ritorno alla casa dei genitori a Coyoacán, dopo che lei e suo marito, Diego Rivera, un famoso e prolifico artista messicano, una istituzione per il paese, divorziarono. Niente di inaspettato poiché tra i due c’era stata già una separazione, mai dichiarata, che stava logorando il loro rapporto. Dapprima continuavano a essere molto uniti, tanto che Diego Rivera si spostò con lei negli Stati Uniti, per sostenere la carriera artistica di Frida. Poi qualcosa cambio e nel 1933, al loro ritorno a San Ángel in Messico, il loro stare assieme divenne molto libero. Un apparente equilibrio che si incrinò quando Rivera entrò in intimità con Cristina Kahlo, la sorella di Frida più giovane di un anno.

Scrive Frida nei suoi diari, “Perché lo chiamo il mio Diego? Mai fu né mai sarà mio. Appartiene a se stesso”

Delusa su molti fronti Frida trova la forza per dipingere questo quadro che ferma nel tempo il momento di crisi in cui lei si ritrae, sdoppiata, in una Frida che ancora ama Ribera e una Frida che è in cerca della sua solitudine.

Prima di parlare di “Le due Frida” però è necessario ricordare, anche se è noto ai più, la condizione fisica di Frida Kahlo.

Bisogna tornare al 17 settembre 1925, Frida aveva 18 anni. Stava viaggiando su un autobus con il suo fidanzato Alejandro Gomez Arias quando l’autobus rimase coinvolto in un incidente con un tram. Frida subì gravi lesioni alle ossa, tra cui una frattura della colonna vertebrale, dell’anca, della gamba e del piede. Già cagionevole di salute per altre malattie avute in tenera età questi traumi divennero il suo tormento per il resto della vita. A questi poi seguirono numerosi interventi chirurgici che obbligarono Frida a trascorrere molta della sua vita nel letto compromettendo anche la sua salute mentale alla depressione e all’ansia.

Ciò che accomuna i suoi quadri fino al 1939, fino a questo quadro, sono le piccole dimensioni perché, costretta nel letto, non poteva realizzarne di più grandi. Le due Frida è il suo primo quadro di grandi dimensioni, (174 cm x 173cm). Una vera e propria presa di posizione nella decisione di affermarsi nei confronti della sua stessa vita.

È un autoritratto doppio nel quale, sedute una di fronte all’altra, due Frida si tengono per mano. Alle spalle hanno un cielo in tempesta.
Sembra che la composizione per sommi capi sia stata ispirata da un quadro di Théodore Chassériau “le Due sorelle” (1874), che Frida aveva visto al Louvre, quando era andata a Parigi.
Il quadro francese ha tutti i toni pacati di un’artista neoclassico che ha prestato il suo pennello al romanticismo. Nelle mani di Frida la costruzione dell’opera diventa più inquietante.

I suoi autoritratti hanno un’espressione solenne, monumentale noncurante del fatto che il cuore di ognuna è esposto, è fuori dal corpo. E anche se tutto sembra simmetrico non sono uguali: per la Frida di destra il cuore è ancora integro mentre per la Frida di sinistra è irrimediabilmente lacerato. Il trait d’union tra i due cuori è un’arteria che li congiunge. Con questi due cuori è la stessa artista a darci la chiave di lettura per comprendere il dramma di un prima e di un dopo, della sua trasformazione o del suo doppio e ci indica di leggere la sua opera dal cuore integro al cuore distrutto; da una donna che ama a quella che non ama più.

La Frida di destra è la Frida che ama. È vestita con una camicia blu e gialla e la gonna verde, una variante dell’abito tradizionale Tehuana che piaceva tanto a Ribera. Dal suo cuore una seconda arteria si allunga verso il braccio, avvolgendolo delicatamente e concludendo il suo percorso in un piccolo cameo che frida tiene in mano. Un ritratto ovale di Diego da bambino, che esiste veramente e si trova esposto al Museo Frida Kahlo in Messico.

La Frida a sinistra è la Frida tradita, non amata, rifiutata. Indossa un abito da sposa in stile europeo. Dal suo cuore, come per la sua opposta, esce una seconda arteria che questa volta si conclude in una forbice chirurgica con la quale ha reciso il legame con Ribera. A sottolineare il dramma il sangue che esce dal vaso sanguigno va a macchiare la veste bianca.

Surreale? Metafisica? Naif? Si cerca spesso di legare all’arte di Frida Kahlo un’etichetta che permetta di comprendere la sua complessità. Le due Frida é un quadro dove emerge un’Io di lei diviso ma allo stesso modo collegato nel suo legame di sangue,
Questo è un dipinto che trasmette una profonda emozione, a dispetto dei volti delle due Frida che sono fermati in un’espressione algida, distaccata, imperturbabile a dispetto del cielo in tempesta.

Nel 1947, questo dipinto fu acquistato dall’Instituto Nacional de Bellas Artes (Istituto Nazionale di Belle Arti) di Città del Messico. Il prezzo di acquisto è stato di 4.000 pesos più altri 36 pesos per il telaio. Poco più di un migliaio di euro attuali e questo è stato il prezzo più alto che Frida abbia mai ottenuto per un dipinto durante la sua vita. C’è da chiedersi: si può dare un prezzo così basso a un’opera che racchiude il dramma di un’intera esistenza? A voi la risposta.

Testo e Podcast di Michelangelo Mammoliti

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