Caccia al leone del palazzo Nord di Assurbanipal, 646 a.C.

Mesopotamia, la pietra al potere

In Mesopotamia la scultura diventa celebrazione del potere. Al limite della propaganda si sviluppano modalità figurative che identificano i diversi popoli come Sumeri, Assiri e Babilonesi.

Le civiltà della Mesopotamia hanno raggiunto tanti primati che hanno un forte legame con il concetto di urbanizzazione. Uscendo per primi dal sistema del clan, Sumeri, Babilonesi, Assiri, hanno iniziato a creare altri legami, più forti dei legami di sangue, consolidati con leggi e rapporti commerciali, portando i cittadini a costituire un nuovo tipo di “famiglia allargata” e che si considera popolo.

Una civiltà che ha inventato tanto. La scrittura, le leggi, la religione, la scansione delle stagioni e delle giornate, ma anche l’astronomia, l’invenzione della ruota, dell’arco e tanti strumenti agricoli; ogni prodotto dell’ingegno era finalizzato al progresso della civiltà costituita. Quindi anche l’arte trova una nuova collocazione che è ben diversa dalle civiltà preistoriche perché non aveva più le finalità magiche e propiziatorie ma diventa celebrativa, favorendo il ricordo ma soprattutto celebrando il potere in carica. Oggi diremmo un’arte di propaganda.

Così come proprio nella letteratura mesopotamica nasce il racconto epico, come le gesta di Gilgamesh, il divino sovrano di Uruk; allo stesso modo l’arte racconta dei personaggi e delle gesta che hanno reso le civiltà mesopotamiche monumentali.

I Sumeri. La scultura di Gudea, ensi di Lagash.

In scultura una delle tipologie più utilizzate è la figura dell’orante, statuette di piccole dimensioni, di figure che pregano a mani giunte, vestite con una gonna a ciocche detta kaunakès, realizzate in alabastro bianco o nero e con grandi occhi in lapislazzulo.

A questa tipologia appartengono le molte statuette che rappresentano Gudea, re di Lagash, una città sumera a est del fiume Tigri, vissuto intorno al 2075 a.C.. La statuetta che si trova al Louvre è alta 62 cm ed è realizzata in diorite, una pietra nera di non facile lavorazione. Doveva essere posizionata in una nicchia nel muro e la posa è in piedi. Anche se il ritratto è molto semplificato, il personaggio è identificato nel suo ruolo con il copricapo che ne dichiara il titolo nobiliare e con l’iscrizione in alfabeto cuneiforme che ha sul vestito. 

Statuetta di Gudea o del vaso traboccante, 2120 a.C
Statuetta di Gudea o del vaso traboccante, 2120 a.C Diorite, h.62 cm Museo del Louvre, Parigi

Per chi non è pratico della scrittura sumerica, lo scultore ha anche dotato questa statuetta di altri riferimenti visivi che celebrano la capacità di Gudea di governare con giudizio. Questa statuetta è detta della coppa traboccante, proprio perché tiene in mano un vaso dal quale sgorgano due getti di acqua. Saper dividere le acque, significava saper distribuire equamente le ricchezze alla popolazione e infatti l’effetto si vede seguendo l’acqua che sembra trasformarsi nell’orlo del vestito. I due “fiumi”, realizzati con un segno molto geometrico, sono decorati con dei pesciolini che alludono agli effetti del buon governo, un segno della prosperità raggiunta sotto questo governatore. Infatti oltre a costruire templi e a fare offerte alle divinità, Gudea operò importanti riforme sociali tra cui la cancellazione dei debiti e la concessione alle donne del permesso di detenere le terre di famiglia. Il suo regno fu pacifico e all’insegna delle tradizioni.

I Babilonesi. La Stele di Hammurabi.

La scultura mesopotamica è monumentale, non sempre per le dimensioni, ma sicuramente perché rispettano il significato antico della parola monumentum, ossia“ricordo”. In quei territori c’era molto da ricordare e forti del potere incisivo della scrittura si ricordava ai cittadini soprattutto la legge. Una delle più importanti opere in questo senso è la Stele di Hammurabi. È stata realizzata intorno al 1760 a.C., cavata da un blocco di basalto alto oltre due metri. Ha la caratteristica di essere decorata con le iscrizioni delle leggi mesopotamiche, il codice di Hammurabi. In più sulla cima c’è il bassorilievo che rappresenta il re babilonese in piedi davanti al dio del sole e della giustizia, Shamash, che è seduto sul trono.

Stele di Hammurabi, 1760 a.C.
Stele di Hammurabi, 1760 a.C. Basalto, 225 x 65 cm Museo del Louvre, Parigi

Le scelte stilistiche sono importanti perché si assommano in esse il valore simbolico della rappresentazione e la consapevolezza della identità di un popolo. Le figure replicano alcune convenzioni babilonesi: i personaggi sono ritratti di profilo ma con il busto frontale; il re è di dimensioni poco più piccole del dio.

Sono dei canoni che si ripetono in tutto il territorio della mezzaluna fertile, fino in Egitto e che nascono da dei valori fondamentali che ritroveremo molto spesso nell’arte:

  • La bidimensionalità è il traguardo di chi vuole rappresentare una dimensione metafisica, simbolica, fuori dalla realtà perché non più soggetta alle regole della realtà stessa.
  • Questo concetto viene ribadito anche dalla differenza di dimensioni del dio e del re, che oltre a far vedere la differenza tra il dio e l’uomo, ricolloca l’attenzione alla struttura gerarchica di una società urbanizzata come era nelle città Babilonesi.

Gli Assiri. Il ferro e il Lamassù

Un altro popolo fondamentale nella Mesopotamia erano gli Assiri. Se hanno avuto un merito gli Assiri è stato di usurpare agli Ittiti i segreti della lavorazione del ferro e, oltre a farne armi, lo utilizzavano per farne punte di scalpello. Una punta più efficace rispetto agli strumenti in bronzo usati precedentemente e che permise di realizzare opere più accurate nei dettagli, più dinamiche e, a volte più grandi nelle dimensioni.

Gli Assiri prediligevano lavorare l’alabastro, un materiale molto più morbido del basalto e della diorite, con risultati formidabili.

Caccia al leone del palazzo Nord di Assurbanipal, 646 a.C.
Caccia al leone del palazzo Nord di Assurbanipal, 646 a.C. Alabastro calcareo, 31 x 16,5 cm British Museum, Londra

Uno dei cicli scultorei più belli riguarda la decorazione del palazzo nord di Ninive. Rappresenta la caccia al leone del re Assurbanipal. Attenzione, la caccia non avveniva davvero, ma era in realtà un’antica corrida svolta in un recinto dove le vittime erano i leoni e il protagonista assoluto, supportato da altri cacciatori, era il re che dava dimostrazione di forza, al pubblico, uccidendo l’animale più potente di tutti.

Il fregio decorava gran parte del palazzo ed era colorato. Il rilievo era molto sottile e molto dettagliato, da sembrare quasi un disegno a sbalzo. La novità però era un innovativo dinamismo delle figure, con particolare attenzione ai leoni, in modo da rendere la scena carica di realtà. Come si è detto era il re che doveva emergere: lo si vedeva sul carro con l’arco; a cavallo con la lancia; faccia a faccia con le belve. Sicuramente, solo guardando queste scene, gli Assiri rimanevano affascinati dalla propaganda del potere.

Lamassu dal palazzo di Sargon II, 721-705 a.C
Lamassu dal palazzo di Sargon II, 721-705 a.C Alabastro Calcareo, h.420 cm Museo del Louvre, Parigi

Altro esempio molto scenografico è la scultura del Lamassu. Un toro alato con la testa di uomo che aveva la funzione di proteggere la città. Molto spesso sotto le pance di queste creature venivano incise le leggi e, non a caso, erano realizzati per essere inglobati alle porte di ingresso della città. Erano figure gigantesche, realizzate in alabastro e alte tre-quattro metri. Inoltre avevano un particolare curioso. Se si osservano attentamente sembravano avere una quinta gamba sotto l’addome. Questa serviva per dare l’impressione del movimento, infatti: chi vedeva il rilievo del Lamassu di fianco, lo vedeva camminare; quando l’osservatore si trovava di fronte, le gambe erano ferme. Chi si avvicinava alla città in pratica era seguito dalla legge portata dal Lamassu, e doveva stare molto attento.

Anche se molto diversi tra loro, i popoli della Mesopotamia hanno saputo dotare l’arte di un forte senso di civiltà, paradigma indispensabile della loro identità di popolo.

Articolo e Podcast di Quello di Arte


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