C’è un aspetto dell’arte che mi piace più di ogni altra cosa, è che l’Arte nasce in un ecosistema e l’ecosistema si alimenta di essa e a sua volta ne diventa nutrimento. Il fatto bello però e che l’ambiente è fatto di persone, di accadimenti, di emergenze che diventano nutrimento per gli artisti e materia prima per espressioni artistiche che lasciano infine il segno nel tempo, diventando linfa, insegnamento, per chi verrà dopo. Questo ce lo racconta un cortometraggio veramente ben girato: Made in Trullo.
Er peggio quartiere
Il Trullo è un quartiere di Roma tra i più popolari della città e tra i più “impopolari” se lo si guarda dalle zone vicino come Portuense, Colle del Sole e l’altolocato Monteverde . “Non c’è bella gente” si dice e, se in giro vi capiterà di sentirne altre, ovviamente, non ascolterete mai niente di buono.
Per il Trullo ci si passa per sbaglio, sopratutto per chi rientra a Roma, magari facendo una piratata, un’infrazione con la macchina allo sbocco della Roma-Fiumicino per evitare il traffico di via della Magliana: una conversione a U che ti legittima, come un battesimo del fuoco, a passare per via del Trulllo – pardon – per via der Trulllo e poi risalire nei quartieri bene.
Sì, risalire. Perché via del Trullo è incastrata sotto due scarpate che ti fanno muro a destra e a sinistra con una sequenza di palazzine di edilizia popolare che una volta squalificavano gli abitanti ma che oggi sono state riqualificate dalle persone che il Trullo lo vivono ogni giorno e pensate un po’, lo amano anche.
Made in Trullo
Made in Trullo è un documentario che racconta che cos’è il Trullo ed è stato realizzato dal regista Bruno Pace che ha montato sulla macchina da presa l’obiettivo di chi è un suo abitante. L’immagine che ne viene fuori non è quella delle voci che negli anni si sono appiccicate addosso a questo quartiere, ma quella reale, quella che si vede quando ci si passa dentro. Le case popolari hanno preso il colore di splendidi murales che sembrano ricordare, in forma moderna, le antiche Pasquinate, a colpi di parole e di pennello, che si fanno portavoce, anche con un certo spirito di sfida, del sentimento di rivalsa popolare.
Ci sono tanti modi per ripulire un quartiere: c’è il Re-Take di chi va in giro a togliere le scritte dai muri, che considera tutto sporcizia e pulisce punto e basta, rischiando di portare via dal quartiere anche la propria identità, preferendo il gusto freddo dell’anonimato; c’è chi chiama artisti internazionali, pagando, prestando palazzi per internazionalizzare le sue altezze; c’è chi, al contrario, i muri li riempie e li fa propri ricordandoci che la città appartiene a chi la vive e non il contrario, e come ogni cosa che ci appartiene ne dobbiamo avere cura. Al Trullo si fa così.
Quello che il cortometraggio dice (e non dice)
Il motivo per il quale Made in Trullo è sulle pagine di Quello di Arte è perché questo cortometraggio registra un’aspetto determinante del vero valore dell’Arte. Joseph Beuys diceva che l’Arte non sta lì per essere ammirata. Infatti al Trullo non si deve andare per ammirare, ma per conoscere e comprendere il messaggio che ogni giorno chi vive al Trullo, con la sua presenza, con i suoi colori, con le sue poesie, con la sua attività, ci ripete.
Al Trullo l’Arte emerge dalla gente che ricava dalla sua terra lo stimolo di affermazione sociale che ha permesso nel tempo la riqualifica di un quartiere che trent’anni fa si aveva paura quasi a nominare. Un quartiere che si fa riconoscere per la sua personalità.
Così come Giotto usava il cinabro del monte Amiata, come Michelangelo usava il marmo delle cave di Carrara, così come Gaudì faceva rigettare dalla terra di Barcellona il parco Guell, allo stesso modo dal Trullo l’Arte emerge dall’ambiente e si consolida nelle diverse espressioni che potrete conoscere solo se avrete modo di visitare il Trullo o vedere il cortometraggio Made in Trullo.
Potete conoscere delle sue proiezioni seguendo la pagina Facebook https://www.facebook.com/madeintrullo/?hc_location=ufi
Per questo articolo ringrazio il regista Bruno Pace per avermi messo a disposizione privatamente la visione del cortometraggio Made in Trullo.
L’immagine di copertina di quest’articolo è tratta dalla locandina del cortometraggio che potete vedere qui sotto.
