Nella chiesa medesima [Santa Maria Novella] sotto il tramezzo a lato alla storia di Taddeo Gaddi, fece un Crocifisso di legno, e lavorandolo con fatiche straordinarie, parendogli di avere fatto una opera lodatissima, chiamò per il primo Filippo di Ser Brunellesco, che era domestico amico suo, che lo venisse a vedere.
E di compagnia a casa inviatosi con esso, incominciò per la via Donato a mostrare le difficultà che hanno coloro i quali a fine conducono una opera degna di lode, e quanti son quegli che fuggono la via delle fatiche; e cosí in casa entrati, e visto Filippo l’opera di Donato, pensando veder meglio, si tacque et alquanto sorrise. Vedendo questo, Donato lo scongiurò per l’interesso dell’amicizia, che la opinione sua ne dicesse, perché, essendo soli, liberamente far lo poteva. Laonde Filippo, liberalissimo essendo, non gliene fu avaro, dicendogli che gli pareva ch’egli avesse messo in croce un contadino e non il corpo di Cristo, il quale fu delicatissimo di membra e d’aspetto gentile ornato.
Udendosi morder Donato piú a dentro che non pensava, et avendo creduto sentirne il contrario, gli rispose: “Se cosí facil fosse a fare come a giudicare, il mio Cristo ti parrebbe Cristo e non contadino, però piglia del legno e prova a fare ancor tu”.
Tacque Filippo senza piú far motto a Donato, et a casa tornatosi, ordinò di fare un Cristo di legno alla misura di quello che aveva fatto Donato; e senza farlo sapere altrui, molti mesi dietro a esso consumò, cercando avanzar Donato, acciò il giudicio che dato gli aveva, perfetto et intero si rimanesse.
Finito che l’ebbe, andò Filippo per Donato, e mostrando che fosse a caso, seco lo invitò a desinare come spesso erano usati di fare insieme. E nel passare per Mercato Vecchio, Filippo comperò formaggio, uova e frutte, e con queste cose inviò Donato a casa, dandogli la chiave dell’uscio; et in questo mezzo fatto sembiante fermarsi per il pane al fornaio, tanto indugiò che Donato a casa fu giunto. Il quale arrivato a casa et aperta la porta et in terreno entrato, vide il Crocifisso di Filippo, a un buon lume posto, di perfezzione e sí maravigliosamente finito, che di stupore e di terror ripieno, ne rimase vinto talmente, che la tenerezza dell’arte e la bontà di quella opera gli aperse le mani, con le quali strette teneva il grembiule pieno di quelli frutti et uova e formaggio, sí che il tutto si versò in terra e si fracassò. Sopragiuntolo Filippo et immobile trovandolo, considerò che sí come lo stupor dell’opera gli aveva aperto le mani, cosí dovesse il core e l’animo il medesimo aver fatto. Onde ridendo gli disse: “Che fai tu con mandare male e versar ciò che desinare dobbiamo?” Rispose Donato: “Io per me ho la mia parte avuto stamane, perché attendi tu a raccor la tua; imperoché conosco e veramente confesso ch’a te è conceduto fare i Cristi et a me i contadini”.

