
Il 26 aprile 1937, la Luftwaffe tedesca appoggiata dall’Aviazione Legionaria Fascista bombarda la capitale basca Guernica. Il governo spagnolo commissiona a Picasso l’opera che avrebbe dovuto decorare l’ingresso del padiglione spagnolo dell’Esposizione Mondiale di Parigi dello stesso anno.
Nel frattempo la spagna capitolava sotto i colpi di Francisco Franco e l’opera non ritornò in patria. Rimase fino al 1981 al MoMA di New York dopodiché fu riportata al Museo Reina Sofia di Madrid.
L’opera critica la guerra, tutte le guerre. Annullando il colore, scegliendo tinte monocrome, Picasso porta la riflessione sulla cancellazione della vita. L’opera si divide in quattro sezioni:
- La Spagna ferita. Un toro – simbolo della Spagna – dalla coda fumante come fosse un vulcano ricorda i fuochi dopo il bombardamento. Sotto questo una donna piange. I suoi occhi prendono la forma di lacrime, la lingua diventa una punta acuta quanto il grido di dolore urlato al cielo per compiangere il figlio morto che tiene sulle gambe.
- La follia della guerra. La guerra è un cavallo imbizzarrito, l’uomo non ne ha mai il controllo. Gli occhi piccoli dell’animale ne ricordano l’assenza di ragione. In bocca una forma ogivale ricorda un ordigno esplosivo lanciato e pronto ad esplodere. In alto c’è una luce artificiale, una lampadina che non illumina: è la bomba.
- La distruzione del classico. La classicità si fonda sull’equilibrio, sui rapporti matematici. La follia della guerra distrugge l’ordine, la bellezza, il classico.
- La distruzione dell’uomo. La guerra uccide le persone. L’ultimo pannello riporta lo spettatore alla cruda realtà distrutta dove gli uomini e le donne soccombono sotto i bombardamenti.
Guernica non è una lirica disperata che subisce la distruzione della guerra. Ci sono due elementi di speranza: sullo sfondo, tra il toro è il cavallo, si intravede una colomba che vola verso l’alto; in basso, a legare i primi tre pannelli c’è un uomo, forse un soldato morente che in mano ha una spada spezzata e un fiore al centro focale del quadro.
Picasso non si limita a dire la sua sulla guerra e la distruzione ma chiama l’arte stessa a insorgere contro la follia. Ecco i riferimenti.
Michelangelo Buonarroti, Pietà, 1497-1499 Marmo, 174×195×69 cm Basilica di San Pietro in Vaticano, Città del Vaticano Guido Reni, Strage degli innocenti, 1611 Olio su tela, 268×170 cm Pinacoteca nazionale, Bologna Francisco Goya, il 3 di maggio1808, 1814 Olio su tela, 268×347 cm Museo del Prado, Madrid Raffaello Sanzio, Incendio di Borgo, 1514 Affresco, 500×670 cm Musei Vaticani, Città del Vaticano Jacques-Louis David, Le sabine, 1794-1799 Olio su tela, 385×522 cm Musée du Louvre, Parigi Pierre-Paul Prud’hon, Giustizia e vendetta divina perseguitano il crimine, 1808 Musée du Louvre, Parigi Pablo Picasso, Guernica, 1937 Olio su tela, 349×776 cm Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia, Madrid
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