Il Dada e la Pietra filosofale

Dada non significa niente. L’artista rinnega l’arte come l’uomo rinnega la sua identità nella violenza della guerra, la Prima Guerra Mondiale che fa da sfondo alle vicende di questo movimento che sarà un pilastro dell’arte del Novecento.

Man Ray, Le groupe dada, 1922 In alto: Serge Charchoune, Philippe Soupault, Tristan Tzara, Paul Chadourne In basso: Georges Ribemont-Dessaignes, Mme Soupault, Jacques Rigaut, Paul Eluard, Man Ray
Man Ray, Le groupe dada, 1922 In alto: Serge Charchoune, Philippe Soupault, Tristan Tzara, Paul Chadourne In basso: Georges Ribemont-Dessaignes, Mme Soupault, Jacques Rigaut, Paul Eluard, Man Ray

4 pensieri riguardo “Il Dada e la Pietra filosofale”

  1. non direi , visto che i DADA erano tutti ufficiali agguerriti.
    La Svizzera è sempre stato il covo generale di molte altre cose… Da li i Cosmopoliti dirigevano tutte le operazioni finanziarie politiche e belliche. In Svizzera pervenivano tutti i bilanci industriali, politici e civili dalle banche europee. La Svizzera era il centro studi più avanzato del Mondo, quindi i dadaisti non devono fare i furbi… che ci facevano in Svizzera?

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  2. il blog filorossoart dedica la sia attività d’indagine al fenomeno Avanguardie del 900, una organizzazione etnica dove non era permesso a nessuno entrare e farne parte se di altra etnia. Quindi si sta per smascherare un intrigo internazionale dalla bassa reputazione. Non ultima è la scoperta a Colonia di una nutrita squadra di dadaisti, abbonati alla rivista “Ventilator” che raggiunse la tiratura di 40.000 copie. ecc ecc
    Prossimamente nel blog dedicato ai dadaisti riprenderanno gli articoli.
    A Berlino nel 1919 gli spettacoli dadaisti facevano il pieno tutte le sere con un pubblico che superava i 2.000 spettatori a sera. Li ritroveremo tutti allineati e armati, promotori nel partito nazista a sparare sulla folla dai tetti per creare disordini. DADA ce la deve raccontare giusta…

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