Quando c’era la magia

Nella “storia dell’arte” lo spartiacque con la preistoria é il momento in cui l’arte non é più magica, propiziatoria, ma diventa celebrativa.

Cueva de las Manos
Cueva de las Manos, 13.000 – 9.000 anni fa
pittura rupestre, Santa Cruz, Argentina.
Prima di tutto togliamoci dalla testa l’immagine dei cavernicoli a cui gran parte della filmografia e dei cartoni animati ci ha abituato. Quello magari poteva appartenere a una realtà di migliaia di anni fa quando i primi ominidi avevano preso da qualche millennio contatto col suolo e da qualche secolo iniziavano a far funzionare le mani costruendo utensili, nella pratica della caccia e infine nella concia delle pelli.

Quegli utensili rudimentali sono tecnologia ed é facile presupporre che quei “cavernicoli” avevano già costituito un sufficiente grado di comunicazione che gli permetteva di trasmettere ai posteri la propria eredità di conoscenze che spesso erano una concatenazione di cause ed effetti: se colpisci la pietra in questo modo (causa) la pietra si scheggia così (effetto); se fai la punta in questo modo la puoi mettere su una lancia; se tiro la lancia in questo modo colpirai facilmente la bestia e mangerai.

É proprio con la costruzione dei primi manufatti che l’uomo diventa consapevole che ha finito di subire la realtà, non si deve solo adattare al mondo ma può modificarlo a suo piacimento. Tuttavia ci sono eventi che superarli va al di sopra della semplice volontà e sono quelli che ancora adesso, pur comprendendoli, subiamo. Dalla semplice pioggia al più devastante cataclisma, dalla cattiva sorte di una caccia al mancato compimento di una maternità, il preistorico ha cercato di scongiurarli rendendosene protagonista.

Può darsi che una danza poteva favorire una pioggia e forse un sacrificio avrebbe fatto brontolare un po’ di meno un vulcano. Se così era, cose di tutti i giorni come la caccia o la nascita di un altro membro del gruppo potevano essere influenzate dall’invenzione di immagini propiziatorie e c’era a realizzarla uno sciamano, che in pratica era una artista senza saperlo.

Suo malgrado l’uomo aveva inventato la magia ovvero qualcosa che lo rendeva protagonista attivo in quei fatti che avvenivano punto e basta. Ora, credere nel l’esistenza di una magia reale, nell’ottica dell’uomo moderno, é qualcosa di assurdo però non si può escludere il fatto che questi riti primitivi siano stati, per la società, un grande motivatore e grazie anche a queste credenze siamo ancora qui a discuterne.

Adesso veniamo al nodo della faccenda. Inventata la magia se ne farà largo uso in una società che stava progredendo e diventando sempre più strutturata e sedentaria che é venuta fuori dalle caverne e comincia a costruire i primi accampamenti. Però il tempo è passato, ormai siamo arrivati nella storia a circa cinquemila anni fa, nel III millennio a.C; in parallelo alla costruzione delle prime città si sta sviluppando la scrittura, invenzione non di poco conto.

Il preistorico sta accettando il fatto che non può modificare proprio tutto della realtà e probabilmente con la scoperta del divino delega tutti gli eventi a entità superiori. Lo sciamano viene promosso a grado di sacerdote e i segni magici che realizzava nelle caverne si trasformano in scrittura che, a parte riuscire a trasmettere il pensiero, ha perso ogni connotazione magica facendo apparire le pitture rupestri obsolete.

Stonehenge, anche se ci sembra più preistorico, non é più antico delle piramide di Cheope e questo ci apre altre strade su cui riflettere. Dalla preistoria se ne esce in momenti e luoghi diversi grazie non solo all’invenzione della scrittura ma anche ai processi di urbanizzazione. Dalla mezzaluna fertile verso l’Europa si diffondono tecnologie pratiche e anche l’arte inizia a prendere un nuovo assetto di supporto alla memoria comune. Lo sciamano é andato a fare il sacerdote e resta l’artista che racconta per immagini la sua città, gli avvenimenti, i personaggi, le cose. L’arte si spoglia delle sue finalità magiche e diventa celebrativa e l’uomo esce dalla preistoria.

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