Risponderò alla provocazione lanciata sulle pagine di Facebook in merito a questo capolavoro purtroppo sconosciuto a grande maggioranza degli storici dell’arte italiana. Forse è il caso di fermarci un attimo e tributargli la giusta attenzione.
Il ritratto di Teresa Catellani è una celebre scultura di Nedo Azzini (Pistoia, 1921 – Roma, 2004) realizzata nel 1975 in bronzo (resina bronzata). Questa statua si lega al grande filone di ritratti alla madre che dalla seconda metà dell’ottocento diventa una costante nella produzione di tanti artisti che usano il pretesto di un ritratto familiare per interpretare il soggetto in chiave sperimentale.
Ricordiamo due opere magistrali:
Arrangiamento in grigio e nero dell’artista James McNeill Whistler.
Antigrazioso di Umberto Boccioni.
Nel caso del ritratto di Teresa Catellani l’artista decide di non fare sperimentazione e da anacronista ammicca a quel momento straordinario di ritorno all’ordine, rievocando in chiave plastica la sintesi formale del Realiso Magico di Antonio Donghi, per esempio.
Così la Madre di Catellani si erge solenne ma non austera, dal suo basamento osserva clemente i suoi spettatori con lo sguardo benevolo però non facciamo l’errore di sottovalutarla. La posa di questa donna le conferisce l’aspetto sacro di un simulacro, di qualcosa che va oltre la figura materna. I ferri incrociati con il lavoro a maglia richiamano senza indugi alle rappresentazioni degli dei egizi.
Così intravede un aspetto importante della poetica di Nedo Azzini volta, senza preamboli al rispetto della donna. Così questa statua, straordinaria opera, non si configura più come il ritratto di una madre – quella del committente Diego Catellani – ma diventa il ritratto universale di tutte le madri e per estensione di tutte le donne, di tutte le mogli che circondano la nostra vita.
Con la sua semplicità ci richiama al messaggio che quando ci rivolgiamo a Teresa Catellani, ci rivolgiamo alle nostre donne, alle nostre amanti, alle nostre madri e alle nostre mogli.
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